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Mito e Leggenda

Mito e LeggendaScilla si trova immersa nel suggestivo panorama dello Stretto di Messina e il suo nome fin dall’antichità viene associato al mito e alla leggenda. L’aspetto mitologico di Scilla si riflette anche nella morfologia del territorio che, visto dall’alto, richiama la sagoma di un’aquila con le ali spiegate. Il mito narra infatti che Giove mentre ammirava la bellissima ninfa Scilla della quale si era innamorato, venne infastidito da uno stormo di acquilotti che annientò con le sue saette. La madre addolorata si mise alla ricerca dei piccoli acquilotti e guidata dall’istinto materno giunse nella roccia dove erano precipitati. La madre aquila inveì contro Giove che per punirla per aver osato sfidarlo la scagliò in mare con una saetta nel ventre, tramutandola nel promontorio roccioso di Scilla.
Nel poema epico l’Odissea di Omero Scilla viene invece raffigurata come un mostro marino, con l’aspetto di donna nella parte superiore del corpo e con con sei mostruose teste di orrendi cani latranti nella parte inferiore. Narra la leggenda che Scilla fosse un tempo una bellissima ninfa della quale si innamorò Glauco, un pescatore che un prodigio aveva trasformato in un dio marino, metà uomo e metà pesce. Impaurita dall’aspetto di Glauco la ninfa Scilla scappò per rifugiarsi nell’alto di un monte, lasciando Glauco solo e disperato nel suo dolore. Glauco per conquistare l’amore di Scilla si recò allora dalla maga Circe per chiedere un filtro d’amore che facesse innamorare di lui la ninfa. Dopo aver ascoltato la sua storia la maga Circe rimproverò Glauco, ricordando che un dio non ha bisogno di supplicare l’amore di una ninfa e gli propose di unirsi a lei.
Glauco si rifiutò di accettare la proposta, perchè innamorato di Scilla non avrebbe mai tradito il suo amore. La maga Circe allora, accecata dall’ira per il rifiuto ricevuto, sparse una pozione nelle acque limpide dove Scilla era solita immergersi trasformando cosi la ninfa in un mostro marino con le sembianze di una donna fino al bacino e con sei lunghi colli nella parte inferiore del corpo dai quali spuntavano sei orrende teste di cane. Scilla terrorizzata dal suo aspetto si rifugiò allora nella cavità di uno scoglio in questo tratto di costa che da allora prese il suo nome.

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