Ci sono persone che, pur lasciandoci troppo presto, riescono a incidere in maniera indelebile nella memoria collettiva. Una di queste è Pietro Rocco Bellantoni, nato a Scilla il 23 settembre 1980 e scomparso prematuramente nella notte tra il 19 e il 20 settembre 2023, a soli 42 anni. Giornalista, marito, padre, uomo di grande rigore e passione civile, la sua vita resta un esempio luminoso di coraggio, dedizione e amore per la Calabria.
Le radici e la formazione
Scillese orgoglioso, Pietro cresce respirando il mare e la cultura del suo paese d’origine. Dopo la laurea in Filosofia, sceglie di dare voce al suo desiderio di raccontare il mondo attraverso il giornalismo.
Per affinare gli strumenti della sua professione consegue un Master in Giornalismo all’Università IULM di Milano, avviando un percorso che lo porterà ad attraversare redazioni, televisioni e testate nazionali con competenza e determinazione.
Una carriera costruita con fatica e talento
Diventato giornalista professionista il 24 novembre 2009, Pietro lavora per i quotidiani La Stampa e La Repubblica a Torino, collaborando anche con Studio Aperto (Mediaset).
Tornato in Calabria, diventa un punto di riferimento per l’informazione regionale: trascorre dieci anni al Corriere della Calabria, dove ricopre anche il ruolo di caporedattore, lavora con LaC Tv ed è corrispondente per la trasmissione Tagadà di La7.
Con la stessa passione dirige il sito Ilreggino.it e coordina l’ufficio stampa della Giunta regionale della Calabria.
La sua competenza e il suo impegno vengono riconosciuti a livello nazionale: nel marzo 2023, tramite concorso, entra a far parte della redazione del TGR Rai Calabria, coronando uno dei suoi più grandi sogni professionali.
Un uomo di valori, marito e padre
Accanto alla sua carriera, Pietro è stato un uomo profondamente legato alla sua famiglia. Nel 2018 sposa Ketty Tramontana, e dal loro amore nasce Giulia, la figlia che resterà per sempre la sua più grande eredità.
Dietro il giornalista instancabile c’era un padre affettuoso e un marito premuroso, capace di unire il rigore del professionista con la dolcezza dell’uomo di casa.
L’ultima sfida e l’eredità morale
La vita gli ha riservato una sfida terribile: una malattia improvvisa e crudele, scoperta poco dopo il suo ingresso in Rai. Pietro ha affrontato anche questo destino con la stessa dignità e forza che lo avevano contraddistinto in tutta la sua esistenza, lasciando un vuoto immenso non solo nella sua famiglia, ma anche nel mondo del giornalismo calabrese e nazionale.
La sua scomparsa ha suscitato un’ondata di cordoglio e riconoscenza, dalle istituzioni ai colleghi, dai sindacati dei giornalisti fino ai cittadini che avevano imparato a fidarsi della sua penna e della sua voce.
Una memoria che non si spegne
Per non dimenticare il suo esempio, a Reggio Calabria è stata intitolata a suo nome una sala della Rai negli uffici di Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale.
A Scilla e in tutta la Calabria, il suo ricordo continua a vivere in eventi commemorativi e nell’affetto sincero di chi lo ha conosciuto e stimato.
Pietro Bellantoni è stato e resterà un eroe della parola e della verità, un uomo che ha fatto del giornalismo non solo un mestiere, ma una missione di servizio civile e culturale.
La sua eredità non è fatta soltanto di articoli, inchieste e servizi televisivi, ma soprattutto di un messaggio potente: che il giornalismo può e deve essere un atto d’amore verso la propria terra e verso la società.
Un esempio per il futuro
Oggi ricordiamo Pietro non con malinconia, ma con gratitudine. La sua vita, seppur breve, è stata intensa e piena di significato.
A chi resta, consegna un’eredità di onestà, passione e coraggio. Ai giovani giornalisti lascia il monito di non arrendersi mai, di cercare sempre la verità, di restare liberi e indipendenti.
A noi tutti, lascia il ricordo di un uomo che ha vissuto con eroismo quotidiano, trasformando la sua penna in una spada di giustizia e la sua voce in un faro di speranza.